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Hip Hop Boobi Tunes Crew

L’Hip Hop è una danza che racchiude diversi stili di ballo. Anche il corso della scuola di ballo Latino51 Academy Bologna aderisce ai principi culturali ed estetici del movimento Hip Hop. B-boying (Breakdance), Locking, Popping e Uprock sono le originali danze Hip hop “di strada” (comunemente definite street dance). L’Hip Hop è un ballo molto diffuso tra i giovani per il suo genere di alto impatto fisico e musicale.
Durante le lezioni di Hip Hop di Latino51 Academy, oltre alle coreografie che servono come allenamento per memorizzare passi e tenere la mente allenata alla memorizzazione, ti insegneremo anche il free style – stile libero – che consiste nel ballare liberamente improvvisando. Questo stile di ballo è molto importante per liberare la forma artistica personale di ogni ballerino.
Il corso ha la durata di un anno, da settembre a giugno.

Per partecipare al corso di hip hop, l’abbigliamento deve essere comodo. Vanno benissimo quindi leggings, tuta, t-shirt, cappellino e scarpe da ginnastica (dedicate alla palestra, quindi pulite).
Puoi venire con il tuo borsone e cambiarti da noi, Latino 51 Academy è una scuola di ballo dotata di ampi spogliatoi, armadietti e docce!

Orario corsi Hip Hop Boobi Tunes Crew

LUNEDì MARTEDì MERCOLEDì GIOVEDì VENERDì SABATO DOMENICA
16:00 - 17:00 Hip Hop Boobi Tunes Crew
sala New York
16:00 - 17:00
liv. Open
Raffaella Siano
Hip Hop Boobi Tunes Crew
sala New York
16:00 - 17:00
liv. Open
Raffaella Siano
Click on the class name to get additional info

Mercoledì

Venerdì

LUNEDì MARTEDì MERCOLEDì GIOVEDì VENERDì SABATO DOMENICA
16:00 - 17:00 Hip Hop Boobi Tunes Crew
sala New York
16:00 - 17:00
liv. Open
Raffaella Siano
Hip Hop Boobi Tunes Crew
sala New York
16:00 - 17:00
liv. Open
Raffaella Siano
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Mercoledì

Venerdì

La musica e il ballo Hip Hop

L’Hip Hop è un movimento culturale nato nel 1973 (come cita anche il rapper KRS-One). Il movimento ha probabilmente mosso i primi passi con il lavoro di DJ Kool Herc che, competendo con DJ Afrika Bambaataa, si dice abbia inventato il termine “hip hop” per descrivere la propria musica. Cuore del movimento è stato il fenomeno dei Block party: feste di strada, in cui i giovani afroamericani e latino americani interagivano suonando, ballando e cantando a ritmo di questa musica, che è in 4/4. Parallelamente il fenomeno del writing contribuì a creare un’identità comune in questi giovani, che vedevano la città sia come spazio di vita sia come spazio di espressione: ogni persona era libera di esprimere la propria identità con questo nuovo metodo musicale. Negli anni Ottanta/anni Novanta, gli aspetti di questa cultura hanno subito una forte esposizione mediatica varcando i confini americani ed espandendosi in tutto il mondo. Il riflesso di questa cultura “urbana” ha generato oggi un imponente fenomeno commerciale e sociale, rivoluzionando il mondo della musica, della danza, dell’abbigliamento e del design.

Le influenze di altri stili nella cultura Hip Hop

I fattori che hanno influenzato lo stile hip hop sono complessi e numerosi. Sebbene la maggior parte delle influenze possano essere rintracciate nella cultura africana, la società multiculturale di New York è il risultato di diverse influenze culturali che hanno trovato il loro modo di esprimersi all’interno delle discipline dell’hip hop.

Ad esempio, elementi dello stile e tecniche di rapping si possono far risalire al toasting, stile dei cantanti giamaicani che intrattenevano le persone durante i balli improvvisando versi sulle tracce strumentali; oppure ai Griot dell’Africa occidentale, musicisti viaggiatori e poeti con stile che contiene elementi che con il tempo evolveranno nella moderna musica hip hop. Alcune di queste tradizioni migrarono negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nei Caraibi con lo schiavismo che portò gli africani nel cosiddetto Nuovo Mondo. Un’altra importante influenza nell’hip hop è costituita nelle parti parlate contenute nei dischi di musica soul e funk di musicisti come James Brown e Isaac Hayes.

Ma una delle più importanti influenze sia per la cultura che per la musica hip hop viene dal genere musicale giamaicano chiamato dub, che nacque come sottogenere della musica Reggae negli anni 1960. La musica dub annoverava tra le sue fila produttori come King Tubby che creava versioni strumentali di dischi reggae famosi per le esigenze dei locali da ballo e degli impianti musicali. Presto si accorsero di come chi ballava spesso rispondeva meglio a particolari beat dei dischi, isolati e ripetuti, ottenuti con percussioni intense e forti linee di basso[1]. Poco dopo, gli MC (Master of Ceremonies) che accompagnavano la musica nei locali, iniziarono a parlare sopra le parti strumentali dei dischi, tra questi vanno ricordati U-Roy, Dr. Alimantado e Dillinger che diventarono popolari performer in questo particolare genere e questa tradizione continua tuttora in quella che viene chiamata musica Dancehall. Nel 1990, gli immigrati giamaicani portarono il dub a New York ed iniziarono a lavorare nelle feste delle comunità, nelle piste di pattinaggio o direttamente sulla strada. Un’altra significativa influenza proviene dalla musica blues, particolarmente dal tipico aspetto chiamato call and response, ovvero chiama e rispondi che sopravviveva nella tradizione del toasting, un altro aspetto della tradizione orale intrinseco della musica hip hop, che divenne particolarmente pronunciato nei primi anni 1990 con la nascita dei battle (battaglie) tra Mc.

Le origini dell’Hip Hop

Secondo l’associazione Zulu Nation la data a cui far risalire la nascita dell’hip hop sarebbe l’11 novembre 1973. DJ Kool Herc, un immigrato giamaicano, era uno dei più popolari dj a New York durante il 1972-1976, e suonava nei block party del Bronx passando velocemente dai dischi reggae e quelli funk, rock e disco, notò che i newyorkesi non amavano particolarmente il reggae. Herc ed altri dj notarono inoltre che chi ballava la loro musica preferiva più le parti con forti percussioni, ed iniziarono ad estendere l’uso del mixer audio e del doppio giradischi. All’interno di un’atmosfera di forte competizione, Herc, i suoi amici ed i suoi “avversari” svilupparono velocemente altre tecniche di mixaggio per mantenere i partecipanti attivi, eccitati.

Come in Jamaica, questi elementi erano accompagnati da dei performer che parlavano mentre suonava la musica; inizialmente furono chiamati MCs (dall’inglese Masters of Ceremonies, maestri di cerimonie) e, più tardi, rapper. I primi rapper si focalizzavano sull’introduzione di se stessi, del DJ e degli altri addetti ai lavori, ma presto le loro performance si svilupparono fino a comprendere improvvisazioni e semplici beat four-count assieme a piccoli cori. Più tardi gli MC aggiunsero liriche più complesse e spesso umoristiche, comprendenti anche temi a sfondo sessuale. Va ricordato che la musica hip hop è cresciuta stabilmente nella popolarità, ed alla fine degli anni 1990 iniziò a diventare la principale forza artistica che si stava espandendo negli Stati Uniti. Durante i successivi due decenni, l’hip hop è gradualmente entrato nella vita comune statunitense, la transizione usualmente viene considerata conclusa nel 1990, mentre alla fine della decade, la cultura aveva oramai varcato i confini nazionali, per spandersi un po’ per tutto il pianeta.

 

Elementi della cultura Hip Hop

I 4 principali “elementi” della cultura hip hop sono:

  • lo MCing, anche noto come musica rap, introdotto dagli afroamericani
  • il DJing, introdotto dai giamaicani
  • il writing, ovvero l’arte introdotta dai latinoamericani
  • il B-boying (o Breakdance), ovvero il ballo, sviluppato da afroamericani e latinoamericani del Bronx

Alcuni considerano il beatboxing il quinto elemento dell’hip hop. Altri preferiscono aggiungere tra i principali aspetti l’attivismo politico, la moda tipica, lo slang ed il double dutching (una particolare forma di salto della corda). Molti, infine, seguendo l’insegnamento di Afrika Bambaataa (fondatore della Zulu Nation, movimento presente anche in Italia), preferiscono considerare quinto elemento la knowledge, intesa come conoscenza profonda della cultura e dell’uso saggio di essa.

 

Rap

L’Mc (Master of Cerimonies) intrattiene il pubblico con il suo rap, riprendendo le radici giamaicane del toasting, e crescendo grazie all’introduzione nella cultura hip hop da parte di DJ Kool Herc e DJ Hollywood nei primi anni 1970. Il primo vero MC nella cultura hip hop si può definire Coke La Rock. Il rapping e l’arte dell’MCing si sono sviluppati attraverso gli anni grazie alle conquiste di artisti quali Melle Mel, Kool Moe Dee, Schoolly D, Run DMC, Rakim, Chuck D, KRS One e Busta Rhymes.

Uno dei più importanti aspetti dell’MCing è il concetto di battle (battaglia). Le battaglie sono in buona sostanza competizioni tra due Mc a colpi di rime rap, pratica datata nei primi anni della cultura hip hop. Lo scopo di tali battaglie è di svalutare il proprio avversario e le sue qualità liriche o personali, oltre a ricercare il favore del pubblico per la propria performance. Il livello di impressione destato nel pubblico dai competitori di tali sfide è determinato da varie forme di espressione, dall’abilità, dagli insulti utilizzati e dalla capacità di “muovere la folla”. La reazione del pubblico determina la vittoria, riconoscendo il migliore “poeta”.

La maggior parte dei veri battles si svolgono nei club hip hop underground e negli eventi similari, sebbene altri si svolgano informalmente negli angoli delle strade. Questi eventi sono usualmente appuntamenti fissi, molti dei più conosciuti MC esperti in questo tipo di sfide sono saliti alla ribalta grazie a battle svolti in radio più o meno locali, o producendo dischi di dissing in cui dichiarano i propri nemici. La maggior parte dei battles sono eventi pubblicitari usati per dare esposizione ai partecipanti ed acquisire quindi più fan.

Sono invece meno comuni delle sfide tra MC, corrispondenti battles per DJ, breakers, beatboxers. Come per le sfide a colpi di rap, la risposta del pubblico ed il grado di partecipazione (occasionalmente persino una giuria) determinano i criteri per designare il vincitore.

 

Musica hip hop/rap

La musica hip hop/rap, caratterizzata dall’enfasi nel ritmo e dalla frequente inclusione del rapping, nacque dalla mescolanza di musica giamaicana ed americana effettuata da DJ Kool Herc a cui partecipava nei primi anni 1970. Il rapping, che in italiano viene definito a volte come “reppare” o “rappare”, era l’equivalente hip hop del toasting, che si poteva ritrovare nella tipica musica giamaicana dub prodotta nello stesso periodo.

Herc intendeva suonare i dischi funk così come il suo pubblico voleva, ma inventando il beat hip hop isolando i breaks (parti della canzone con sola presenza di percussioni) dal resto del pezzo e allungandone la durata utilizzando due copie dello stesso disco. Mentre un’intera cultura cresceva attorno a questo tipo di musica, questa stessa musica si sviluppava con gli anni, fino a giungere a quella che è stata chiamata l’Età dell’oro dell’hip hop (golden age hip hop), che va dal 1991 al 1993.

 

Djing

L’hip hop non ha inventato la pratica del DJing, ma ne ha esteso i confini e le tecniche. Il primo DJ hip hop è stato Kool Herc, che creò l’hip hop attraverso l’isolamento dei break dal resto della canzone. In aggiunta allo sviluppo determinato dalle tecniche messe a punto da Herc, altri DJ come Grandmaster Flash, Grand Wizard Theodore e Grandmaster Caz diedero al genere ulteriori innovazioni come l’introduzione dello scratching e del beat juggling, tecniche appartenenti al Turntablism.

Tradizionalmente, il DJ utilizza due giradischi contemporaneamente, connessi ad un mixer, un amplificatore, altoparlanti, ed altri diversi pezzi dell’equipaggiamento tipico occorrente per suonare musica elettronica. Il DJ può così produrre vari giochi (detti tricks) tra i due album presenti sui giradischi. Il risultato è un suono unico, creato dalla combinazione sonora di due separate canzoni in un unico pezzo. il Dj non va quindi confuso con il produttore discografico della traccia musicale (pur essendoci una considerevole sovrapposizione tra i due ruoli).

Nei primi anni dell’hip hop, i DJ erano le star, ma i riflettori si puntarono già a partire dal 1990 più sugli MC, particolarmente per il contributo di Melle Mel del gruppo di Grandmaster Flash, ovvero i Furious Five. Comunque un certo numero di DJ è ugualmente salito alla ribalta negli anni più recenti. La galleria dei DJ maggiormente famosi include Grandmaster Flash, Mr. Magic, DJ Jazzy Jeff, DJ Scratch degli EPMD, DJ Premier dei Gang Starr, DJ Scott La Rock dai Boogie Down Productions, DJ Muggs dei Cypress Hill, Jam Master Jay dai Run DMC, Eric B., Funkmaster Flex, Tony Touch, DJ Clue, DJ Qbert, Dr.Dre degli NWA e DJ Lord e Terminator X dei Public Enemy.

 

Writing

Writing, termine per indicare i graffiti. Nei tempi passati, i graffiti ricoprivano uno speciale significato tra gli elementi della cultura hip hop, si tratta di una forma d’arte esistente già dagli anni 1970, pur essendosi sviluppata in maniera decisiva solo nei tardi anni ottanta per fiorire durante la decade successiva.

I Graffiti, nella cultura hip hop, diventarono un modo per etichettare una crew o una gang, e fu utilizzato soprattutto in tal senso negli anni 1990 nella metropolitana di New York, espandendosi più tardi agli altri muri della città. Questo movimento dai treni ai muri fu incoraggiato dagli sforzi dell’autorità dei trasporti di New York (Metropolitan Transportation Authority) per sradicare l’abitudine dei graffiti dalle loro proprietà.

La prima forma di graffiti nella metro era una firma fatta con vernice spray, detta tag, che presto si sviluppò in grandi ed elaborate lettere, complete di effetti di colore, ombreggiature, 3d, eccetera. Con il passare del tempo, il writing si sviluppò artisticamente e cominciarono a definire fortemente l’aspetto delle aree urbane. Alcune crew hip hop hanno mutuato il loro nome attraverso i graffiti, così come i Black Spades di Afrika Bambaataa. Nel 1976, artisti dei graffiti quali Lee Quinones iniziarono a dipingere interi murales con elaborate tecniche.

Il libro Subway Art (New York: Henry Holt & Co, 1990) ed il programma TV Style Wars (andato in onda per la prima volta su PBS del 1990) furono tra le prime vie che seguì l’aerosol art per giungere al grande pubblico, e rapidamente il resto del mondo imitò ed adattò questa arte. Oggi quindi, tale forma d’arte è presente fortemente anche in Europa, Sud America, Australia e Giappone. I Graffiti sono stati demonizzati da alcune autorità e associate con leggerezza a violenza, guerra fra bande, droga e microcriminalità. Nella maggior parte delle legislazioni, creare graffiti su pubbliche proprietà senza permesso è considerato crimine punibile con multe o reclusione.

« È un’attitudine notturna, i suoi soggetti sono in crescita costante, fondamentalmente recidivi a tutto di fatto non li senti e non li vedi e non avverti i loro schemi, ti sfugge il concetto, vedi solo nomi, per te sembra una cosa semplice due bombole d’argento e una pressione grazie all’indice; non chiamare affreschi quelli che vedi sui palazzi, la terminologia corretta è pezzi, zero tabbozzi ognuno ha il suo motivo, il proprio stile e ne va fiero e niente in dolce a chi ne fa un lavoro, io non vengo sul tuo muro per denaro resto concreto e sto aggrappato a un sogno sono in ferrovia è un top-2-bottom su un vagone bianco il tempo ha sviluppato nuovi stili, nuove forme, situazioni sempre pese come ci ha insegnato Phase per cui non ti stupire se ti è tutto incomprensibile, è assai difficile il concetto senza il codice. Sull’acciaio, sul muro lascia tracce di colore come un codice, il concetto che ti è estraneo rende tutto più difficile » (Da Il codice di Kaos One).

 

B-boying

Il B-boying è uno stile dinamico di danza. Il “breaking” (Il termine breaking – spesso contratto in break – si è originato dai danzatori delle feste animate da Kool Herc, che eseguivano i loro migliori movimenti sui breaks dei pezzi selezionati) è il primo stile creatosi per quanto riguarda la danza hip hop, a cui ben presto si aggiunsero molti altri stili, che, a differenza del breaking (nato da passi della capoeira), si formarono su ritmi tipicamente funky. Tra i maggiori ricordiamo il popping, il locking, il boogaloo, il tutting. Era comune durante gli anni settanta-ottanta vedere gruppi di persone con una radio su campi di basketball, marciapiedi e simili, esibirsi in shows di breakdance per un pubblico anche vasto.

Al giorno d’oggi possiamo osservare l’evoluzione dell’hip hop, che va dall’house al krumping, fino al newstyle hip hop in generale.

La danza new style proviene dal breakdancing, ma non consiste esclusivamente in movimenti tipici della breakdance. Diversamente da altre forme di danza, che sono spesso strutturate, la new style ha poche (o nessuna) limitazioni di posizione o di passi. La grande differenza tra new style e breakdance è che la new style si balla generalmente in piedi invece la breakdance ha dei passi in piedi (toprock), ma, generalmente, si balla “per terra”. La breakdance si diffuse dall’America all’Europa, poi in tutto il mondo. La danza hip hop è in continua evoluzione: dapprima ballata sulle comuni ottave della musica, essa è ora costruita sulle parole “rappate” dai rappers nelle canzoni, dando così molta più possibilità di inventiva ad un ipotetico coreografo. La musica Dubstep ha inoltre contribuito a questo sviluppo, essendo essa caratterizzata da suoni “tempestivi” e decisamente particolari che, come per le parole nelle canzoni, danno molto spazio alla fantasia di chi sceglie di utilizzarne dei pezzi per ballarci sopra.

 

Beatboxing

Il Beatboxing, inventato da Doug E. Fresh, considerato da molti il “quinto elemento” dell’hip hop, è rappresentato dall’imitazione vocale delle percussioni tipiche dell’hip hop. È quindi l’arte di creare beat, rythm e più in generale melodie utilizzando solo la bocca. Il termine beatboxing è derivato dall’imitazione della prima generazione delle drum machine chiamate appunto beatbox.

Questa forma d’arte ha goduto di una forte presenza soprattutto negli anni ottanta grazie ad artisti come i Fat Boys e Biz Markie. il Beatboxing declinò in popolarità presso i breakers alla fine degli anni ottanta, tornando ad essere un elemento underground di questa cultura. La resurrezione è avvenuta alla fine degli anni novanta con la release di “Make the Music 2000.” di Rahzel dei Roots, Internet ha fortemente aiutato la rinascita del moderno beatboxing a livello globale grazie all’interazione dei tanti appassionati sul sito inglese Humanbeatbox.com.

Il Beatboxing recentemente ha anche varcato i suoi tradizionali scopi (imitazione delle drum machine per creare beat adatti come basi) giungendo a nuove forme quali lo human Drum & Bass, uno stile tipico della musica elettronica. Il range di suoni che possono essere riprodotti con le corde vocali dell’essere umano può rivelarsi sbalorditivo per chi non ha familiarità con tale pratica.